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9 Giugno 2010 | Innovazione

La fiducia imbavaglia le intercettazioni

Il governo ha deciso di porre la fiducia al decreto legge sulle intercettazioni. Finisce così, tra le proteste dell’opposizione e le perplessità di giornalisti e magistrati , la breve discussione in Senato sulla bozza del ddl. La fiducia è stata posta su un maxi-emendamento che riassume il contenuto del decreto: ad annunciare la decisione dell’esecutivo è stato il ministro per i Rapporti con il parlamento, Elio Vito. “Dopo il lungo tempo della discussione – ha sottolineato il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri – ora è il tempo della decisione. Del resto, tutti ritengono che questo tema sia importantissimo, visto che era stato oggetto di altri progetti di legge nella precedente legislatura” La maggioranza non ha votato gli emendamenti al testo proposti dal governo in commissione per il presunto ostruzionismo dell’opposizione , decidendo di passare direttamente al dibattito in aula. Interrotto dalla dichiarazione di Vito. Immediate le reazioni dei rappresentanti dei diversi schieramenti. “La presidenza prende atto con rammarico dell’ostruzionismo dell’opposizione sul ddl intercettazioni” ha commentato il presidente del Senato, Renato Schifani . La scelta del voto di fiducia sconcerta l’Idv : “Fino alla fine cercheremo di impedire il passaggio del ddl sulle intercettazioni con gesti estremi. È una porcheria. Qui è in gioco la democrazia” , ha spiegato Felice Belisario, che ha chiesto alla presidenza del Senato di consentire alla commissione di portare a termine i lavori interrotti: “Guai se l’unico voto che dovessimo esprimere dovesse essere quello di una fiducia su una legge che ammanetta la magistratura e mette il bavaglio alla stampa” . L’appello è però rimasto inascoltato. Contrari al decreto anche i rappresentanti dell’Udc : “Il Parlamento non rilascia timbri e spero che il governo non metta la fiducia, ma è chiaro che il nostro voto è contrario” , aveva affermato Pier Ferdinando Casini in giornata, mentre il Pd, per voce del segretario Pierluigi Bersani ha annunciato battaglia : “La maggioranza non ha fatto alcuni correttivo e bisogna richiamare tutti alla coerenza. Che cosa ci ha trovato Fini di migliorato nel testo?” , ha detto riferendosi all’avallo dato ieri dal presidente della Camera. Vincitore unico di questo pomeriggio di strepiti e ambasce parlamentare è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi , che pare essere riuscito finalmente a sbloccare uno dei decreti a lui più cari: “Questa legge sulle intercettazioni non risolve tutti i problemi, cercheremo di migliorarla più avanti. Ma andiamo avanti decisi” , aveva detto invece in mattinata il premier, senza risparmiare ulteriori attacchi alle categorie a lui più invise : “La grandissima parte degli italiani è stanca di non poter usare il telefono perché teme di essere spiata. Solo una piccola nomenklatura di magistrati e giornalisti vuole le intercettazioni. Sui giornali si è fatta una baraonda su questa legge” .   La privacy sembra dunque essere l’ambasciatrice e il fine ultimo del ddl tratto in salvo dal voto di fiducia. Almeno in superficie, tutto è semplice.

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