Europeana, la grande biblioteca digitale lanciata un anno fa dall’Unione europea , sta per spegnere la sua prima candelina, tra toni dimessi e opposti ai proclami degli esordi. Doveva essere ‘la biblioteca d’Alessandria degli anni Duemila’, un luogo virtuale in cui usufruire di (quasi) tutto lo scibile umano: quadri, foto, spartiti musicali, libri antichi e moderni a portata di clic. Ma per ora è un flop. L’ambizioso progetto, a dodici mesi dall’inaugurazione ufficiale, sembra prossimo al naufragio più che a un futuro di radioso sapere. Lo spazio del sito è pressoché deserto, scarsamente frequentato, anche a causa dei forti problemi riscontrati nel processo di digitalizzazione dei volumi provenienti dai 27 paesi europei. Solo il 5% di essi (meno della metà rispetto al previsto) è stato fin qui scannerizzato e messo a disposizione dei lettori. A rallentare la fase di raccolta e messa online sono state la lenta burocrazia dei singoli stati e le problematiche legate al trattamento dei diritti d’autore di molti libri, che in alcuni casi perdurano fino a settant’anni dalla morte dello scrittore. Il commissario europeo per l’Informazione e i Media, Viviane Reading, ha definito la situazione “preoccupante”, considerando i 4,6 milioni di volumi fin qui messi online un’inezia, rispetto le potenzialità di Europeana. Unico paese realmente attivo nel progetto pare essere la Francia, che da sola ha fornito il 47% delle opere raccolte. A seguire, la Germania (con il 15,4%), l’Olanda (8%) e la Gran Bretagna (7,9%), mentre l’Italia ha contribuito solamente per l’1,2%.
Il flop di Europeana, biblioteca digitale deserta
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